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8.3.13

Warm Bodies

Warm Bodies (USA, 2013)
di Jonathan Levine
con Nicholas Hoult, Teresa Palmer, John Malkovich

Pur essendo incappato qua e là in segnali della sua esistenza, avevo abbastanza ignorato Warm Bodies e non mi ero preoccupato di cosa fosse fino a quando abbiamo pubblicato su Outcast un articolo sul libro da cui è tratto. Articolo che, onestamente, e nonostante Francesca (ciao Francesca!) tenda a parlare praticamente sempre bene di tutto, non mi sembrò dipingere il ritratto di un'opera imperdibile. Nel mentre, vidi anche per la prima volta il trailer e mi cascarono abbastanza sul pavimento braccia e palle. Eppure, alla fine, sono andato al cinema a guardarmelo, stando fra l'altro pure a fare la posta al sito della mia sala di fiducia per beccare uno degli unici due spettacoli che gli han dedicato. Come mai? Per due motivi. Innanzitutto perché mi sono accorto che il regista era lo stesso Jonathan Levine di 50/50, film molto bello di cui purtroppo non ho mai scritto qua dentro. In secondo luogo perché, via, mi andava di chiacchierarne in The Walking Podcast. E che razza di film mi sono trovato davanti? Una roba che mi sembra molto simile al libro descritto nell'articolo di cui sopra: bel potenziale, alcune trovate molto azzeccate, ma nel complesso nulla di che e, anzi, forte sensazione di occasione sprecata.

L'idea di base mi sembra essere fondamentalmente l'applicazione del modello Twilight al film di zombi. Amore impossibile fra due razze in conflitto, terza razza che si mette di mezzo, attrice protagonista uguale a Kristen Stewart, ma senza lo sguardo da fattona e con una bocca che a tratti ricorda quella di Scarlett Johansson, citazioni brutalmente ammiccanti a Romeo e Giulietta (i nomi dei protagonisti, la scena del balcone)... insomma, quelle cose lì. Volendo, si potrebbe pure dire che è Il ritorno dei morti viventi 3 rifatto vent'anni dopo, altrettanto scemo, ma con ruoli e spirito ribaltati, adattandolo ai gusti dei ggiovani degli anni Dieci, che son diversi da quelli degli anni Novanta. E infatti, dove quello, per quanto brutto, era comunque un film horror, diretto da un regista horror (Brian Yuzna) e che non le mandava a dire in termini di budella, questo è più che altro una commedia romantica con un po' di sangue, che fa di tutto per nascondere le budella e quando ne mostra sembra che gli zombi stiano masticando dei Gormiti.

Trova le differenze.

Il concetto di base, comunque, è che non si tratta di un film per appassionati d'horror, o comunque di sicuro si interessa molto poco di loro, e certamente porcisi davanti con lo spirito di chi "eh, ma gli zombi non corrono", "eh, ma che fanno, parlano?" e via dicendo è la cosa peggiore che si possa fare. Non che sia questo l'unico problema, eh, però, se vai a vedere un film che racconta di una viva e un non morto che si innamorano e grazie a questo il non morto torna un po' vivo, beh, non puoi lamentarti per la scarsa aderenza al canone di San Romero. Altrimenti è come, che so, lamentarsi della trama di The Expendables. I problemi del film, però, non sono questi. Il problema è che ci sono diverse trovate davvero gustose - i monologhi di Nicholas Hoult fanno sorridere piacevolmente - e gag divertenti, ma il tutto è immerso in una sciatteria di scrittura deprimente. Warm Bodies è proprio insipido da guardare, e non solo per la razza "di mezzo" degli zombi scheletrici che sembra uscita da un film per l'home video. Lo sviluppo della storia va avanti col pilota automatico, sprecando spunti tutto sommato interessanti (l'assorbire i ricordi altrui mangiandone le cervella) nelle maniere più esili e banali possibili. Non bastasse questo, c'è anche il modo un po' patetico in cui si manifesta il timore di avere a che fare con un pubblico inadeguato: ogni volta che Warm Bodies si prende il lusso di scherzare un po' coi generi, si tratti dell'horror o della commedia romantica, sente il bisogno di spiegare la cosa, sottolinearla, accendere un cartello al neon con scritto "BATTUTONA, RIDETE". In più, oh, sarà che sono fuori target, resto abbastanza convinto che se avesse avuto la carica horror che gli manca, se ci avesse mostrato degli zombi davvero brutali e disgustosi, tutto lo sviluppo romantico e di lotta contro la propria natura sarebbe stato ben più forte ed efficace. E insomma, alla fine, non è che guardandolo abbia sofferto per un'ora e mezza, anzi, ho pure tirato qualche risata, ma ho passato gran parte del tempo a struggermi pensando a quanto di meglio si sarebbe potuto fare.

Poi, se sia meglio o peggio dei film coi vampiri luccicanti, francamente, non lo so, dato che non ne ho visto manco uno. John Malkovich comunque si impegna.

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