Goodbye Roger Ebert, we had fun. The balcony is closed.
— Steve Martin (@SteveMartinToGo) April 4, 2013
E niente. Stasera ero lì, che stavo lavorando su una traduzione da consegnare domattina, quando uno scambio di mail con Delu si è chiuso in maniera tragica.
Scambio di mail:
Delu (9:31): Ho caricato l'articolo.
giopep (10:03): :*
Delu (10:08): È morto Ebert. :o
giopep (10:11): [Censura]! Giusto ieri ho letto la sua bloggata sul fatto che stava male. :(
giopep (10:39): Comunque sei un animale, mi hai fatto prendere un colpo. :D :(
Delu (10:44): :(
Ecco. La bloggata, suppongo sia l'ultima cosa che ha scritto, era quella che sta a questo indirizzo qua. Un messaggio bellissimo, che già a leggerlo - come spesso mi capitava con i post sul blog personale di Ebert - mi ero emozionato tutto, mentre pensavo "eh, in effetti, l'avevo notato da un pezzo, che parecchie recensioni non le firmava lui"). In quel post si legge passione, speranza, tanta voglia di fare ancora nonostante tutto, amore per la vita e per le persone, tanto quelle che gli sono vicine, quanto quelle che gli stanno attorno da lontano, leggendolo e ascoltandolo da ennemila anni. E il giorno dopo aver letto quel post, l'animale di Delu mi salta fuori così, dal nulla. "È morto Ebert. :o" Porco cazzo.
Mi ha preso un magone pazzesco, davanti a quella mail. Subito Google, ricerche, Twitter, lucciconi agli occhi. Ho chiamato Giovanna, senza dirle nulla, le ho fatto leggere il post e poi le ho spiegato. Il commento: ":(... ma... ma no... :(... no... ma... :(... ". Eh, sì, più o meno. Ci siamo letti assieme il coccodrillone del Chicago Sun Times e, uffa, mamma mia, che tristezza infinita.
Io non ci sono cresciuto, con Roger Ebert. Non l'ho mai visto in TV, non sono stato educato al cinema da lui e non so neanche quando di preciso ho scoperto della sua esistenza, ma non deve essere accaduto poi così tanti anni fa. Eppure, anche se l'ho frequentato per, boh, sparo a caso, dieci anni o giù di lì, gli voglio bene. Leggo avidamente le sue recensioni, con la passione con cui leggo qualcuno che ha sempre qualcosa di interessante da dire e che, soprattutto, sa dirlo in maniera interessante, senza porsi sul piedistallo, facendoti sentire seduto lì sul divano di fianco a lui. Ogni volta che guardo un film, poi vado a vedere cosa ne ha scritto Roger Ebert. E non importa se magari a volte la vediamo in maniera diversa, perché non è mai quello il punto, non è mai quello il motivo per cui leggo una recensione. Mi chiedo se ho voglia di andare a vedere un film? Vediamo che ne ha detto Roger Ebert. E mi piace così tanto leggere quel che ha detto, che spesso, anche se parla malissimo del film, mi fa venire voglia di andare a vederlo. Perché così poi possiamo chiacchierarne assieme. Non so quante volte le ho scritte, in questo blog, le parole "Rogerino Ebert". Gli ho pure dedicato un tag, perché mi hanno regalato un libro a Natale e ho deciso di fare una cosa. E non ce la farò mai. Ma non è quello il punto. Il punto è che ho scritto tutto questo al presente.
Non sono certo la persona adatta per star qui a raccontare chi fosse Roger Ebert, cosa abbia significato, cosa sia riuscito a fare: ci sono già centomila robe sull'internet che lo fanno sicuramente meglio, e poi ci sono la sua autobiografia e il suo libro sul cuoci riso automatico. Oltretutto sono scombussolato, sono le tre di notte, finirò di scrivere e pubblicare questo post alle quattro di notte, vengo da una serata in cui ci ho messo un secolo a fare due cose che dovevo assolutamente fare (e le ho fatte) e non sono riuscito a fare le altre cose che speravo di riuscire a fare (e le farò domani). Ho appena visto il trailer del nuovo Carrie. Ho letto con gli occhi lucidi centocinquantamila coccodrilli, tweet da tutte le parti, un esplosione di gente da ogni direzione, amici, conoscenti, game designer, giornalisti, persone a caso che parevano sinceramente dispiaciute, se non commosse, mi sono riletto quell'altro post là sul suo blog personale e ho ripensato a tutti gli altri ancora. Ho letto l'articolo su La febbre del sabato sera segnalato da Bill Simmons come il suo preferito, sono capitato sull'elenco dei dieci film di Rogerino e sulla dichiarazione ufficiale della Casa Bianca, m'è venuto in mente lui che sbrocca al Sundance alla conferenza stampa su Better Luck Tomorrow, ho letto la quarta di copertina della sua autobiografia, m'è venuto in mente che devo ancora guardare il suo film del decennio scorso, mi sono riguardato quel video meraviglioso là sopra, ho ripensato a tutti i post così affascinanti, interessanti, divertenti, carichi di spirito e forza, che mi ha fatto leggere negli anni.
Ero sommerso, ero nella fascia oraria delle bermude, ma in una versione tristissima e con gli occhi gonfi. Ogni tanto interrompevo il flusso e andavo un po' avanti a lavorare, ma poi qualcosa attirava la mia attenzione, tipo segnale radio misterioso su un pianeta abbandonato, e rientravo nella fascia oraria delle bermude. Leggevo magari il bel racconto di JoBlo su che persona fosse Rogerino o capitavo sulla roba più deliziosa, poetica, buffa e commovente che abbiano mai tirato fuori quei geniacci di The Onion. Andavo a vagare sul suo sito, quando aveva ripreso vita dopo l'assalto barbaro che aveva fatto sudare i server (e in questo momento son morti di nuovo), e mi rendevo conto che, probabilmente, l'ultima recensione della vita di Roger Ebert è stata quella di The Host. E pensavo che in fondo, due stelle e mezzo su quattro, magari merita una chance (comunque pare che in realtà ci sia una recensione del nuovo di Terrence Malick in arrivo la prossima settimana). Pensavo a quando, l'anno scorso, se n'è andato Tony, e la sera stessa ci siamo guardati True Romance e alla fine mi sudavano pesantemente gli occhi. E mamma mia quanto mi son sudati gli occhi, stasera. E niente, boh, non so neanche bene cosa dire. Non so cosa mi faccia diventare tanto emotivo per una persona tanto distante, non so nemmeno perché mi sia venuta voglia di scrivere questi pensierini sconclusionati e andare a dormire alle
If all you see @ebertchicago as is a "critic" and "reviewer", then you're missing what made him so important and brilliant.
— Ron Gilbert (@grumpygamer) April 4, 2013
Però, prima di andare a dormire, ho pensato anche un'altra cosa. Ho pensato che in fondo, quel Roger Ebert lì, quello sorridente del video lì sopra, me lo immagino proprio così. Che va via sereno, tranquillo, sorridendo, coi pollici alzati. E in fondo è un bel pensare. Che non leva la tristezza di non poter più leggere sue cose nuove, ma ti lascia addosso una bella sensazione.
Per altro, in tutto questo, è morto pure Carmine Infantino. Così, botta di allegria, proprio.
4 commenti:
:*)(
Ma noooo!
quanto mi dispiace!
come se fosse morto un conoscente o un amico.
e in effetti non so perchè sono così sconvolto :(
PS
mi sa che un modo per onorarlo sarà quello di vedere i film che mi mancano tra i suoi 10 preferiti.
e rivedere Synecdoche, New York ;lo guardi e resti di sasso e non sai spiegare a parole cosa hai visto e perchè ti è piaciuto ,ma sai che ti è piaciuto (anche perchè il ghigno ebete sulla faccia lo testimonia... un pò come quando nel finale di 2001:odissea nello spazio, guardi la scena dell'entrata nel monolite).
e se guardo Synecdoche, New York e mi esalto tanto e poi Roger Ebert lo definisce come film del decennio da vedere ,non può che mancarmi ancora di più...
PS
sono curiosissimo della tua opinione e recensione di Synecdoche, New York,anche perchè non saprei con che parole parlarne e definire un film del genere.
(penso mi possa servire anche da lezione su come scrivere di cinema e in generale).
Marò, così mi metti sotto pressione. :D
E comunque no, dai, non sono certo in grado di dar lezioni su come si scrive di cinema. :)
Io fino a ieri non sapevo nemmeno chi fosse, ma il pezzo su Saturday Night Fever è così bello che penso mi leggerò, con calma, le sue rece prima di rivedermi un vecchio film.
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