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23.2.15

Kingsman - Secret Service


Kingsman: The Secret Service (GB, 2015)
di Matthew Vaughn
con Colin Firth, Taron Egerton, Mark Strong, Samuel L. Jackson, Sofia Boutella, Sophie Cookson

Narra la leggenda che Kingsman sia nato una sera al pub, quando Matthew Vaughn e Mark Millar non c'avevano niente di meglio da fare che sbronzarsi, ricordare i bei tempi in cui i film di James Bond erano le cretinate sopra le righe con Roger Moore e pensare che sarebbe stato fico raccontare una storia che recuperasse quel taglio di puro divertimento, filtrandolo però attraverso il loro gusto personale. E così sono nati più o meno in parallelo il Kingsman a fumetti e quello cinematografico, scritto da Vaughn mentre in teoria doveva stare occupandosi di X-Men: Giorni di un futuro passato. Una cosa tira l'altra, i mutanti son tornati in mano a Bryan Singer e il caro Matteo, come già con il primo Kick-Ass, si è messo a dirigere un film ispirato a un fumetto di Mark Millar ma che in realtà prende la stessa idea di base per farsi poi una sana dose di affari suoi. E ne è venuto fuori bene o male quel che ci si potrebbe aspettare quando quella strana coppia di amiconi applica la loro personale idea di cura medievale ai film di super spie ganze, eleganti e sciupafemmine.

Il risultato non può quindi che essere un film sboccato, violento, dall'umorismo tanto basso e puerile quanto intelligente in certe sue trovate, che fa satira magari anche un po' spuntata, ma senza freni nell'insultare tutto e tutti e sparare in ogni direzione, anche a costo di mancare il bersaglio a più riprese. Colin Firth, forte dell'allenamento intensivo con cui si è messo in forma per l'occasione, è perfetto nell'incarnare la spia elegante, raffinata, impeccabile, ma all'occorrenza brutale, implacabile e capace di abbandonarsi a un linguaggio da scaricatore di porto. Pronti via e subito, nella primissima scena, infila un fuck dietro l'altro per dettare immediatamente il tono surreale di tutta l'operazione e guidarci poi per mano nella classica storia d'iniziazione della nuova recluta improbabile ma in fondo perfetta. Il problema è che tutta la prima metà di film, pur mostrando qualche gag azzeccata qua e là, è fin troppo ordinaria e prevedibile, incastrata nell'alternanza fra un addestramento visto mille volte e un'indagine non particolarmente fuori dagli schemi. Poi, certo, chi non ha letto il fumetto, presumibilmente, se la godrà di più, trovandoci qualche sorpresa intrigante, ma i momenti davvero riusciti del film sono tutti spremuti nella seconda metà.

È infatti con la scena d'azione in chiesa intravista nei trailer che il film esplode per davvero. Una rissa esagerata fra estremisti del Kentucky, sulle note di Free Bird, messa in scena con uno spettacolare piano sequenza in cui Colin Firth spacca, trafigge e devasta qualsiasi cosa gli passi davanti, mentre un branco di pazzi scatena la propria rabbia repressa senza alcuna pietà. È il punto di svolta: da lì in poi il film è uno spacco continuo, per un crescendo finale in cui davvero si spalancano i recinti e Vaughn apre a mille, regalando belle scene d'azione, umorismo greve, violenza e invenzioni fuori di cozza come quella lunga serie di... ehm... esplosioni colorate, diciamo. E quindi, alla fin fine, Kingsman non è un film perfetto, ci mette un po' a ingranare e ha uno stile barbaro che potrebbe offendere qualcuno, ma in fondo punta in larga misura proprio a quello (offendere, dico) e quando decolla lo fa a massima velocità, senza guardarsi mai indietro. Inoltre, abbraccia con forza il suo rating da film per adulti e si permette di ostentare un linguaggio, un approccio alla violenza e perfino una spruzzata di allusioni sessuali che nel cinema action attuale si vedono solo nelle piccole produzioni. Intendiamoci, non ci sono gli squartamenti di The Raid, ma c'è roba che non è esattamente all'ordine del giorno nel cinema mainstream e c'è un'apprezzabile voglia di mostrare l'azione in maniera chiara, ampia, comprensibile, senza fuggirne a gambe levate per accontentare tutti e/o nascondere i limiti del cast. Avercene.

L'ho visto al cinema, qua a Parigi, in lingua originale, e tutto il tripudio di accenti brit che spingono in ogni direzione è davvero un piacere da gustarsi. Detto questo, ci sono due o tre sequenze che è altrettanto un piacere gustarsi sul grande schermo. Quindi apposto così.

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