Non-Stop (USA, 2014)
di Jaume Collet-Serra
con Liam Neeson, Julianne Moore
Qualche settimana fa, Bill Simmons ha scritto uno dei suoi interminabili articoli su Grantland, illustrando il concetto della cintura di campione di eroe dei film d'azione (concetto che ha poi ripreso e ridiscusso anche nel suo podcast). Fra le varie regole stabilite per sancire il campione, c'è la capacità, nel suo momento di apice della carriera, di farti venire voglia di guardare un suo film per il semplice fatto che si tratta di un suo film. Non importa se il soggetto è cretino, non importa se le recensioni lo demoliscono, il punto è che hai voglia di guardare un suo film. E meno parole si possono usare per descrivere il film, meglio è. Per esempio, per il periodo 2011/2014, la cintura di campione è in mano a Liam Neeson e i tre film chiave possono tutti essere descritti in cinque parole o meno: The Grey (Liam Neeson, territori selvaggi, lupi), Taken 2 (Liam Neeson, qualcuno viene preso) e Non-Stop (Liam Neeson, aereo). E in effetti, cosa devi aggiungere, per descrivere Non-Stop? C'è un aereo e a bordo c'è Liam Neeson. Il resto vien da sé.
Il resto, per altro, è riassumibile nel fatto che Liam Neeson veste i panni di un air marshal (gli agenti armati che viaggiano in incognito sugli aerei) talmente distrutto dalla vita che prima di imbarcarsi si ferma nel parcheggio dell'aeroporto a bere superalcolici al rallentatore e una volta imbarcato va a fumare di nascosto nel bagno dell'aereo coprendo il rilevatore di fumo con del nastro isolante. Insomma, è un uomo a pezzi. Ma è anche Liam Neeson. Quindi, per quanto a pezzi possa essere, se prendi di mira il suo aereo per portare a compimento il tuo piano criminale/terroristico/whatever, beh, non hai capito proprio nulla. Ma d'altra parte l'aeroplano dirottato è un classico dei film d'azione e a Neeson, che, piaccia o meno la deriva geriatrica del genere, negli ultimi anni è diventato un punto fermo dell'action di cassetta, l'esperienza mancava. Glie la serve Jaume Collet-Serra, affabile mestierante catalano che aveva già a curriculum un film del nuovo corso di Liam (Unknown), oltre a due horror gradevoli come La maschera di cera e Orphan.
E cosa ne viene fuori? Ne viene fuori un film con Liam Neeson sull'aereo. O, meglio, un film che per due terzi gioca tutto attorno al mistero del terrorista che chissà come farà a mandare i messaggi al telefono super segreto di Liam e a far morire la gente proprio quando ha predetto che sarebbe morta. Ma soprattutto su Liam che se ne inventa un po' di tutti i colori per cercare di sgamare il colpevole nascosto fra i passeggeri, andando anche parecchio per le spicciole, ma trova pure il tempo per prendersi qualche pausa di riflessione e svelare i tremendi scheletri nell'armadio che l'hanno portato a diventare un alcolista al rallentatore. E il film, pur nella cretinaggine di certe svolte, funziona bene e diverte, anche grazie al campionario di facce più o meno note da cui è circondato Liam. Poi si arriva al gran finale, si scoprono le carte, scatta l'azione e c'è la scena del poster in cui Liam è costretto a usare i super poteri per sconfiggere il cattivo. Ogni cosa va al suo posto, qualcosa è telefonatissimo e qualcosa lo è un po' meno, lieto fine, sorrisoni, tutti a casa soddisfatti per aver visto esattamente il film con Liam Neeson descrivibile in cinque parole o meno che volevamo vedere.
L'ho visto al cinema, a Parigi, quasi due mesi fa. Del resto, nel mondo è uscito a febbraio. Ne scrivo adesso perché l'ho inserito nel club dei film per i quali stavo aspettando che arrivassero in Italia ma poi mi sono rotto le palle di aspettare.
6 commenti:
ti trovi bene a Parigi?
Sì!
bene,all'inizio sembrava che non ti piaceva
Ah, boh, non era l'impressione che volevo dare, comunque.
Ma poi con me è facile, tendo a stare bene dappertutto. :)
in fondo lavori da casa con internet, ti mancano i periodi di psm?(orami in Italia le riviste sono tutte morte)
Nah, non mi mancano. :)
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