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1.10.14

True Detective - Stagione 1


True Detective - Season 1 (USA, 2014)
creato da Nic Pizzolatto
diretto da Cary Fukunaga
con Matthew McConaughey, Woody Harrelson, Michelle Monaghan, Alexandra "Perdinci" Daddario

Osserviamo con attenzione il poster qua sopra. Quanto se la tira? Parecchio. Fa bene a tirarsela? Tutto sommato sì, dai. Del resto, quando hai le qualità, non ti serve la falsa modestia, vai all in e spari tutte le cartucce. Ecco, True Detective m'è parso un po' così, spocchioso e convintissimo, forse anche troppo convinto, ma con talmente tanto di buono, un impatto talmente devastante e talmente tanti pregi difficili da contestare che, insomma, cosa gli vuoi dire? Me lo sono guardato, come mio solito, in ricco ritardo rispetto alla trasmissione originale e al suo essere stato, per un paio di mesi, l'argomento principe della chiacchiera su internet. E oggi, con ulteriore ritardo, ne chiacchiero qua dentro, fuori tempo massimo, stimolato in qualche modo dall'imminente arrivo sulle reti televisive italiane, altrettanto fuori tempo massimo.



Quanto è bella la sigla? Fun Fact: sulla HBO ci sono due telefilm ambientati in Louisiana, con il titolo che inizia per True, che si fanno ricordare per le tette (uno per la quantità, l'altro per la qualità). E la sigla di quello più recente sembra la versione signorile della sigla di quello meno recente. Altro Fun Fact: mentre guardavo True Detective non riuscivo a fare a meno di pensare che mi sembrava Arma Letale scritto da una persona che nella vita si diverte molto meno di Shane Black, ma se la crede altrettanto. What If i drammi familiari di Martin Riggs lo facessero diventare un pazzo un po' più unrated rispetto a quello di Mel Gibson e con una certa tendenza a partire per la tangente con monologhi sul senso della vita, il nichilismo, il sistema che è il vero nemico (mica il serial killer), la religione, l'amore, il sesso, le scie chimiche, le stampanti 3D, NO TAV, la qualunque? What If Roger Murtaugh fosse molto più scoppiato rispetto a quello di Danny Glover (e bianco, ma non sottilizziamo), servisse comunque a fare da spalla comica che prende per il culo gli eccessi seriosi del suo compagno ma invece che tutto casa e chiesa fosse un uomo di melma, seppur con la scusante che non so in quanti sarebbero in grado di resistere a una tentazione chiamata Daddario?

Ecco, True Detective, mi ha fatto bene o male l'impressione di stare guardando questa cosa qua sopra, immersa in un poliziesco ruvido e puzzolente, dal sapore di zuppa di pesce lasciata troppo a lungo in frigo e che ora ha un tanfo da far schifo ma non hai voglia di buttarla perché poi ti tocca pulire il frigo e non riesci a respingere il gag reflex. C'è una bella atmosfera, ci sono dei bei personaggi, c'è l'intelligenza di smorzare tutto quel serioso degrado con dell'umorismo che a tratti mi ha fatto sganassare e c'è una scrittura che si prende magari un po' troppo sul serio, specie quando partono quei monologhi così densi di significati (o di cazzate) e scritti in maniera tutta aulica e piaciona. E poi c'è il lato poliziesco, costruito in maniera intrigante, con questo mistero che si dipana su due piani temporali e che, pur mettendoci magari tre o quattro episodi, quando decolla regala belle emozioni, un piano sequenza di sei minuti e un delirio finale lovecraftiano che levati. Poi, certo, il delirio finale lovecraftiano si risolve in Matteo Maccoso che passeggia per [non ricordo ma mi sono sembrati tanti] minuti fra le fresche frasche prima di abbandonarsi ai tarallucci e al vino. E certo, la soluzione del mistero è talmente un po' Seven e un po' I soliti sospetti che ci si chiede dove sia Kevin Spacey. Ma insomma, è pur vero che l'aspetto più investigativo è fondamentalmente un pretesto attorno a cui Pizzolatto e i suoi si arrotolano per raccontare i personaggi, le relazioni, il degrado, il sistema che è brutto e cattivo e quel che veramente conta. E se le cose funzionano, di che ti lamenti? Nulla, figurati, era per dire.

Un esempio di quel che veramente conta.

Di fondo, quel che ho trovato più apprezzabile e interessante di True Detective sta
sotto la maglietta di Alexandra Daddarionei valori di produzione e nel modo in cui sono stati sfruttati. Innanzitutto, banalmente, la pazzesca cura per l'immagine, la sovrabbondanza di esterni, la ricerca estetica in generale, il nostro amico piano sequenza e così via, tutta roba che magari non è unica nella TV via cavo, ma di sicuro non è ancora la norma. Ma più in generale, quel che resta, credo, è soprattutto un modello produttivo che probabilmente farà (sta già facendo?) scuola. E sì, lo so che sto scoprendo l'acqua calda, ma che vi devo dire? Fondamentalmente True Detective è una storia autoconclusiva, raccontata nel giro di pochi episodi, che puoi proporre a un cast di stelline del cinema imponendo loro un impegno che non si distacca poi troppo da quello di un film. E così puoi passare al livello successivo e permetterti gente dalla carriera ancora non finita nello sciacquone. Un Matteo Maccoso, in questo momento della sua vita, non si legherebbe mai a cinque o più annate da syndication, ma otto episodi, perché no? E lo stesso vale per registi, cast tecnico e così via.

Insomma, il colpo da maestro di Nic Pizzolatto non sta tanto nel suo lavoro di scrittura, che è solido, a tratti efficacissimo, ma tutto sommato anche fra gli aspetti più criticabili della serie, quanto nell'aver tirato fuori un modello che gli ha permesso di raccontare la sua storia lungo otto episodi affidandola a un singolo, ottimo, regista e a gente del calibro di Matteo, Woody Harrelson, Michelle Monaghan, per altro tutti in stato di grazia. E infatti non è un caso se tutto il chiacchierare sulla seconda stagione verte sui nomi che saranno coinvolti e se per qualche tempo si è addirittura fatto il nome - improbabile e poi smentito, ma in questo contesto forse non impossibile - di Brad Pitt. Perché alla fin fine il fascino di True Detective sta in quella cosa lì, nel vedere che razza di performance saprà tirar fuori un cast che allo stato attuale, forse, solo questa serie, con queste modalità, su questo network via cavo, è in grado di permettersi. Credo. Non lo so. Whatever.

Come detto, nei prossimi giorni lo trasmettono anche in Italia. Con calma. Immagino che lo guarderà chi non ha interesse a guardarselo in lingua originale e non se l'è quindi già visto, ma rimane il fatto che se gli levi la lingua originale è un po' un peccato, via.

1 commenti:

Levare la lingua originale a questa serie è come vederla senza audio, nè più nè meno.

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