Agents of S.H.I.E.L.D. 01X01: "Pilot" (USA, 2013)
creato da Joss Whedon, Jed Whedon, Maurissa Tancharoen
episodio diretto da Joss Whedon
con Clark Gregg, Brett Dalton, Chloe Bennet, J. August Richards, Iain De Caestecker, Elizabeth Henstridge, Cobie Smulders
Avvicinarsi a un episodio pilota in sella a un carico d'hype del genere non è semplice, perché poi è un attimo sgonfiarsi e lasciarsi andare al "Tutto qui?". Voglio dire, la Marvel che torna in televisione a forza piena, con un telefilm in cui spingono soldi e fiducia, legandolo a doppio filo all'ormai insensato progetto di universo cine-televisivo dalla stretta continuity e affidando quei soldi e quella fiducia al nostro amico Joss Whedon, che una situazione del genere, stellina, in TV non l'ha mai trovata prima e onestamente se la meritava. Aggiungiamoci, per l'appunto, l'aspettativa di vedere il Joss tornare alla guida di una serie televisiva, oltretutto portando avanti il progetto che l'ha consacrato ad ogni livello e, beh, chiaramente la cosa si fa malsana. Diventa quindi anche un po' difficile giudicare il tutto con l'equilibrio giusto e prendere con le pinze il fatto che - lo ammetto - questo primo episodio mi è piaciuto, mi ha divertito, mi ha rinnovato la fiducia, ma mi ha allo stesso tempo un po' sgonfiato, sembrandomi a tratti abbastanza moscio e mostrando i classici problemi da pilota che ci prova fortissimo, ce la mette tutta e forse un po' esagera.
In questi primi quarantacinque minuti della nuova Marvel televisiva c'è tanto, tutto, forse pure troppo. Ma è un troppo figlio dell'impegno esagerato e della voglia di dire "Guardate che ficata!", quindi va pure bene. C'è il classico Joss Whedon, quello che mescola senza troppa soluzione di continuità dramma, azione e personaggi che fanno costantemente a gara a chi c'ha la risposta più pronta, ma non c'è l'equilibrio perfetto che si vorrebbe e a volte si sbraca in un senso o nell'altro. C'è la saggia decisione di raccontare un mondo di supereroi, gente che spacca i muri e che vola, ma concentrandosi sui pesci piccoli, un po' perché è interessante e un po' anche perché così si evita l'aria da pezzentata fuori scala. Ma arrivando da cinque anni di tripudio Marvel al cinema, beh, anche se lo sai, inconsciamente ci metti un po' ad accettare che la messa in scena dei supereroi possa essere anche quella di cartone della TV.
C'è - lo so, mi sto ripetendo - il desiderio di infilare dentro tutto e il contrario di tutto, che è poi il limite classico da episodio pilota, per far vedere che abbiamo questo, quello e pure quest'altro. E va bene, ci sta, ma come sempre ne nasce un racconto un po' scoppiato e pasticciato. C'è Robin Scherbatsky, che è sempre un piacere, ma sembra veramente infilata talmente a forza per salutare con la manina che andava bene pure se ci mettevano il sagomato di cartone (rimandata a settembre, insomma, quando si sarà liberata di How I Met Your Mother). C'è come al solito il circoletto degli attori amici di Joss Whedon che spunta di qua e di là, ma alla fine funzionano quasi sempre tutti bene, quindi non mi lamenterei. Anche perché uno può sempre sperare di veder apparire prima o poi Nathan Fillion, e già si sente aria di barzotto solo all'idea. E poi c'è un aspetto particolarmente riuscito, che sfugge alle leggi non scritte degli episodi pilota: Agents of S.H.I.E.L.D. vive ovviamente anche un po' di luce riflessa, si porta in dote quanto fatto al cinema negli ultimi anni - nell'agente Coulson, ma non solo - e questo gli concede più agio e margini di errore nel lavorare sul resto del cast, sull'universo narrativo, sulla sostanza. Il grosso pubblico è già accalappiato, i margini per lavorare con calma dovrebbero esserci. Non è poco.
Oh, poi, intendiamoci, mi va benissimo anche il cartonato. Non mi sto lamentando.
La cosa importante, comunque, soprattutto per un episodio pilota, è che ci siano le idee e il potenziale. E su questo, Agents of S.H.I.E.L.D. non sbaglia un colpo. Phil Coulson è lo stesso personaggio nato come macchietta nel primo Iron Man e diventato pian piano idolo di grandi e piccini. La serie ruota attorno a lui e alle sue minchiate, sfruttandolo come perno per far girare tutto il resto, e non si poteva fare scelta migliore (anche se, onestamente, credo che per il personaggio sia ancora da trovare il giusto equilibrio fra cazzonaggine e serietà). Il suo ritorno, tra l'altro, è gestito alla perfezione: prima la battuta divertente che liquida come se niente fosse, quindi l'accenno al mistero su cui tutti i geek hanno le loro brave ipotesi e che - anche pensando a un paio di personaggi passati del Joss - credo abbia un gran potenziale. Poi c'è il resto del cast, che è un tripudio di archetipi Whedoniani, ma è ben assortito e mi sembra possa funzionare molto bene. Senza contare che mi prendo quando volete gli archetipi (soprattutto femminili) Whedoniani al posto di quelli di praticamente chiunque altro. Ma soprattutto c'è il concept di base.
Agents of S.H.I.E.L.D. racconta esattamente quel che doveva raccontare, esplora lo stesso terreno di fumetti come Powers, Gotham Central e, volendo, Marvels. Mette in scena la gente normale - si fa per dire - alle prese con l'impossibile, col ritrovarsi a vivere in un mondo improvvisamente popolato da alcolisti in armature volanti, gente in pigiama che lancia scudi, energumeni verdi con pantaloni viola, alieni invasori e divinità nordiche. Ha per protagonisti degli agenti segreti con qualche arma ganza in tasca, ma che passeranno la maggior parte del tempo affrontando minacce ben più grandi di loro. E soprattutto non si nasconde dal tema più interessante, quello della gente comune alle prese con questo mondo tutto pazzo e colorato. Poi magari lo fa in maniera un po' stucchevole, con quel monologo finale di cui si apprezzano le intenzioni, un po' meno il latte alle ginocchia, ma lo fa, e lo spirito è decisamente quello giusto.
Inoltre c'è un gran lavoro - e su questo non avevo dubbi, ma fa piacere trovare le conferme - per tirar fuori il telefilm geek definitivo. Le citazioni a questa e quell'altra cosa che mandano in solluchero l'appassionato di fumetti si sprecano e, inevitabilmente, anche conoscendo la passione del Whedon per il pasticciare coi riferimenti da cultura pop, saranno un tema portante della serie. Ma al di là di quello, c'è un bel gusto nello sfruttare l'affresco di continuity creato dai film Marvel. Agents of S.H.I.E.L.D. è ambientato in quell'universo e non se ne vergogna. Racconta una storia tranquillamente godibile per i fatti suoi, ma si ciba di quanto mostrato in precedenza e lo sfrutta per tirarne fuori temi, spunti narrativi, pretesti e anche un po' di apprezzabilissimo name dropping. È necessario cogliere i riferimenti e sapere che, di fondo, buona parte dell'episodio ruota attorno a cose viste in questo e quel film, con menzione particolare per Iron Man 3? No, però quanto è bello, per uno che si diverte con queste cose come me? Assai.
Insomma, bene, magari non benissimo, ma bene. Fiducia, voglia di andare avanti e di crederci, speranza che il Joss finisca per regalarci altre di quelle sue cose indimenticabili che ogni tanto tira fuori quando lavora col piccolo schermo. E mi sa che - sigh - abbiamo trovato la seconda serie TV che seguirò di settimana in settimana, invece che con calma guardandomela in botta.
Detto questo, subito dopo ci siamo guardati gli ultimi due episodi della quarta stagione di Justified e, well, altro sport. Ma ho fiducia, diamogli tempo, al Joss. Ah, l'immancabile pippone sulla lingua originale: le scemenze in stile Whedon non si possono tradurre. Punto. Non che in questo momento sia un problema, tanto una versione italiana ancora non esiste, ma insomma, ci siamo capiti.
2 commenti:
Pienamente d'accordo!
Non mi ha presa come le altre serie di Whedon, tipo Buffy o Dollhouse, che mi avevano conquistata fin dalla prima puntata, forse anche perché non sono molto esperta di Avengers, Shield e tutto ciò che NON riguarda i Mutanti Marvel. Però darò fiducia alle serie perché l'agente Coulson è semplicemente adorabile!
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