Across the Universe (USA, 2007)
di Julie Taymor
con Evan Rachel Wood, Jim Sturgess
Across the Universe, a detta della sua regista, nasce partendo innanzitutto dalle canzoni. Non c'era la voglia di realizzare un film a cui è stata appiccicata la selezione musicale targata Beatles. Si è invece proprio partiti dalle canzoni e dai loro testi, costruendo su quella base un racconto che potesse in qualche modo legarle tutte assieme, cosa che è stata fatta in maniera magari a tratti disordinata o un po' forzata, ma efficace e di grande effetto. Quel che ne viene fuori è un musical moderno, che affronta la faccenda senza il minimo timore, facendo proprie le canzoni "sacre" dei Beatles e adattandole, talvolta anche brutalmente, alle sue esigenze. Insomma, magari il purista ne esce un po' schifato, anche se a me un purista dei Beatles ha detto che l'ha trovato ottimo, a parte qualche spezzone ("Per dire non mi è piaciuta molto, musicalmente, Being fot the Benefit of Mr. Kite (circo)").
Purismo a parte, però, il punto è che Across the Universe è un pazzesco spettacolo per gli occhi e per le orecchie. Il materiale di partenza, rimaneggiato o meno, non è che debba stare qui a commentarlo io. Il modo in cui è stato preso, smontato, rimontato attorno a una storia e infilato dentro alla macchina da presa è, perlomeno a tratti, semplicemente meraviglioso. Quasi ogni singola scena del film di Julie Taymor ha una personalità e una dignità autonoma pazzesche, che la rendono a modo suo un perfetto videoclip indipendente. Eppure, allo stesso, tempo, pur fra qualche lungaggine e un po' di sbandate, si ha la sensazione di un'opera organica e percorsa da un unico filo conduttore ben tracciato. E se qualche guest star appare forse un po' infilata a forza, se certi modi di utilizzare i testi delle canzoni sono tanto azzeccati quanto un po' troppo wink wink, il punto è che l'insieme dei vari pezzetti funziona, senza che ci sia una singola ragione credibile per cui debba farlo.
Across the Universe racconta una storiella semplice semplice, se vogliamo anche banale nei suoi sviluppi, eppure riesce a far funzionare tutto quanto grazia alla sua schizofrenica atmosfera sognante, allo splendore della messa in scena, alla semplice efficacia dei suoi interpreti e alla faccetta dolce da strizzare tutta di Evan Rachel Wood. Ogni tanto sbraca, ogni tanto s'attarda, ma alla fine fai davvero fatica a non volergli bene e a non assecondarlo quando ti urla in faccia che All You Need is Love. Ti prende e ti travolge sparandoti continuamente addosso un tripudio di immagini, suoni e colori. Ed è un'esperienza davvero bella, che un po' mi pento di non aver vissuto al cinema.
Perché a suo tempo non sono andato a vederlo al cinema? Boh? Non ne ho davvero idea. Ricordo che sapevo a malapena della sua uscita. Mah. Comunque l'ho visto adesso perché me l'ha detto Roger Ebert.
1 commenti:
"Perché a suo tempo non sono andato a vederlo al cinema? Boh? Non ne ho davvero idea."
La butto lì (o almeno è il motivo per cui io ero passato oltre, magari è lo stesso):
una locandina pessima, ultra melensa che levati! ok il richiamo ai Beatles, ma: la fragola/cuore, l'universo, le pose da "tempo delle mele" e, colpo di grazia, all you need is love... aggiungici il fatto musical e la frittata è fatta ahah
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