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18.11.13

Byzantium


Byzantium (GB, 2013)
di Neil Jordan
con Gemma Arterton, Saoirse Ronan e un po' di maschi inutili

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, Neil Jordan portava al cinema i vampiri di Anne Rice con un film molto bello, magari poi invecchiato maluccio, che di fatto anticipava tutte le storie di vampiri che si prendono sul serio, se la menano tantissimo e c'hanno la cosmologia delle società segrete e dei mondi sommersi (quindi, chi più chi meno, Buffy, True Blood, Underworld, Twilight e chissà che altro). Era un film aggrappato con forza alla tradizione dei vampiri classici e completamente incentrato sui maschi, i maschi belissimi, i maschi seducenti, i maschi col bromance, i maschi col romance senza il bro, al punto che l'unica presenza femminile degna di nota era una Kirsten Dunst vampirizzata e minorenne per sempre, tanto per buttarci dentro pure un po' di sottotesto pedofilo. Vent'anni dopo, Neil Jordan torna ai film di vampiri con Gemma Arterton e Saoirse Ronan come protagoniste e uno un po' s'aspetta di vedere la stessa roba virata al femminile.

E in un certo senso è quello che si trova, anche se in realtà Byzantium è un film abbastanza diverso da Intervista col vampiro, pur condividendone il tono da vampiri tutti seri, dannati e poetici, l'idea dei vampiri (maschi) che si organizzano nei secoli mettendo in piedi la loro bella società segreta che vuole dominare il mondo dall'ombra e l'attenzione alle bizzarre evoluzioni familiari che questi esseri immortali si portano dietro. Da un certo punto di vista, anche se si tratta di un universo narrativo differente - qui i vampiri non sono quelli tradizionali, hanno abitudini e poteri diversi, anche se comunque ti ipnotizzano, ti seducono e ti svuotano i vasi sanguigni - sembra davvero di guardare l'altra metà dell'universo vampirico che Jordan aveva già raccontato a suo tempo. Quei vampiri lì tutti cupi e seriosi cosa ci fanno, alle donne? Le odiano, le considerano dei sottoprodotti di scarto, le isolano e non le vogliono fra le scatole. La mitologia di Byzantium, sostanzialmente, è un grosso metaforone sul maschilismo spinto e su come i maschi siano delle brutte bestie cattive che ghettizzano le donne, le escludono dai ruoli di peso sul posto di lavoro e, insomma, preferiscano fare le cose fra di loro, dandosi il cinque e guardando il Monday Night Football armati di birra e nachos. Fila in cucina e non rompere le palle. E i maschi umani sono anche peggio: abbindolano le fanciulle ingenue in spiaggia, le stuprano e poi le assegnano a un bordello.

Ovviamente ci sono le eccezioni e, anche nel mondo tutto pieno di uomini brutti e cattivi, vampiri o meno, raccontato da Neil Jordan e dalla sceneggiatrice Moira Buffini (Tamara Drewe, Jane Eyre), esistono uomini degni di considerazione, sfigati che si innamorano delle gnocchissime protagoniste e vogliono solo il loro bene, eroici vampiri che sanno accettare anche la presenza di donne fra le loro fila, insegnanti realmente preoccupati per il destino delle loro allieve, cose così. Il che, quantomeno, aiuta a non far sconfinare troppo il film in zona Sofia Coppola. Ma, metaforoni a parte, Byzantium è anche e soprattutto un film che racconta la difficile convivenza fra una vampira condannata ad essere adolescente per sempre e la sua "madre vampirica" condannata ad essere una gnocca allucinante per sempre. Al centro della storia ci sono le paranoie di un'adolescente che non scoprirà mai cosa significhi diventare adulti, il suo rapporto con il ragazzino anemico che s'innamora degli occhioni dolci di Saoirse Ronan e la relazione complicata fra madre e figlia, assieme alla difficoltà di sopravvivere da reiette non solo in quanto non morte che si cibano di sangue, ma pure perché respinte e odiate dalla propria stirpe di vampiri.

E cosa ne viene fuori? Un film fatto soprattutto di potenziale sprecato. I temi ci sono, le possibilità sul piano dell'azione e della suspense pure, il sangue non manca, eppure Byzantium è una robetta che scorre placida, non morde e a cui fondamentalmente manca l'anima, magari perché quando vieni trasformato in vampiro te la perdi per strada. Le trovate originali o interessanti si esauriscono in cinque minuti e per il resto il film sta in piedi soprattutto grazie al fatto che Saoirse Ronan è molto brava e tanto carina e Gemma Arterton è una donna pazzesca che si magna tutto quanto ogni volta che entra nel fotogramma: bravissima, bellissima e costantemente strizzata dentro vestiti sempre in procinto di farla esplodere. Per il resto, però, poco da segnalare, qualche guizzo ogni tanto, un paio di scene molto evocative, ma anche un po' l'impressione che Neil Jordan stesso non ci credesse molto (o che a sessant'anni abbondanti non c'abbia più la forza di crederci molto).

L'ho visto a settembre, al cinema, in lingua originale, durante il Fantasy Filmfest di Monaco. Ne ho scritto adesso perché c'ho avuto da fare. Nel frattempo è uscito un po' dappertutto, tranne che in Italia. Ma insomma, è un film horror con la gnocca: prima o poi arriva.

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