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11.1.13

The Sessions - Gli appuntamenti


The Sessions (USA, 2012)
di Ben Lewin
con John Hawkes, Helen Hunt, William H. Macy, Moon Bloodgood

The Sessions è uno splendido, splendido film, delicato, intelligente, divertentissimo, capace di commuovere senza risultare stucchevole o patetico (e sa Dio quanto sia facile che accada, con un argomento del genere). È una fra le robe più belle che abbia visto del 2012, anche se l'ho visto nel 2013 e in Italia esce a metà febbraio. La nomination all'Oscar per Helen Hunt è meritatissima e cacchio se avrebbero dovuto darla anche a John Hawkes (l'ha ricevuta per i Golden Globes) e al film. Potrei semplicemente chiudere qui e ribadire che dovete guardarvelo appena possibile, tanto non serve dire altro e, in fondo, è sempre bello guardare un film senza saperne assolutamente nulla, se non che a qualcuno è piaciuto tantissimo. Ma ampliamo un po'.

Il protagonista di The Sessions è Mark O'Brien (interpretato da John Hawkes), un uomo di 38 anni, realmente esistito, che quando era ancora bambino è stato colpito da poliomelite e si è ritrovato immobile. Non è completamente paralizzato: il suo corpo, in qualche modo, "funziona", ha mantenuto sensibilità dappertutto, genitali compresi, ed è rimasto lucido e perfettamente consapevole. Non può trascorrere più di qualche ora senza stare rinchiuso nel suo polmone d'acciaio, è prigioniero in un corpo bloccato in una posizione contorta, se ne va in giro su un lettino, eppure è laureato, lavora come giornalista e, chiamalo scemo, non gli dispiacerebbe riuscire a soddisfare almeno una volta nella vita i suoi desideri sessuali.

Il film riassume velocemente, tramite i titoli di testa, il contesto di partenza, e poi, ispirandosi a un articolo che lo stesso O'Brien ha scritto nel 1990, racconta della sua esperienza con un surrogato sessuale. Vale a dire una donna (Helen Hunt) che lo aiuterà a prendere confidenza con il proprio corpo e la propria sessualità. E con cui avrà un rapporto sessuale. Una prostituta, insomma, verrebbe da dire. Una terapista sessuale, invece, si chiama lei. Tutto questo viene raccontato con un'eleganza, una delicatezza, una passione incredibili. Si passa la maggior parte del tempo a ridacchiare, magari anche di risate amare, e ci si lascia trascinare dentro la testa di una persona affascinante, adorabile, senza mai la sensazione che il regista stia in qualche modo forzando la mano: è tutto tremendamente realistico, asciutto, credibile, in ogni suo attimo, da quello più puramente divertente a quello più commovente. Bravissimi gli attori, compresi anche il prete William H. Macy - messo di fronte alla difficoltà di consigliare una persona su quello che, di fatto, sarà un rapporto sessuale extramatrimoniale - e l'infermiera Moon Bloodgood. Un film bellissimo e perfetto, oltre che, se vogliamo, pure coraggioso, nel trattare in maniera tanto semplice una tematica se vogliamo anche scomoda, specie poi in un paese moralista come gli Stati Uniti.

L'ho visto qua a Monaco, in lingua originale, e, cacchio, l'interpretazione di John Hawkes, con quel suo parlare sforzato, difficoltoso, si merita di non essere doppiata. In Italia, come detto, se IMDB non mente, arriva fra un mesetto.

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