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7.1.13

Vita di Pi


Life of Pi (USA/Cina, 2012)
di Ang Lee
con Suraj Sharma

Dopo aver passato, per l'ennesima volta un paio di splendide ore in compagnia di Ang Lee, rimangono in testa tante cose, ed è difficile indicarne una in particolare. C'è per esempio il modo in cui un film per tre quarti ambientato su una scialuppa riesce a stupirti ogni due minuti con una nuova, sorprendente, meraviglia. C'è la voglia di dipingere il muro invalicabile che separa uomo e animale, mettendo subito le cose in chiaro con quella scena della tigre in gabbia e poi raccontando di due creature che imparano a conoscersi e a rispettarsi, ma non diventeranno mai amiche. C'è il rifiuto totale di umanizzare, rendere simpatica o favolistica la splendida gattona, sebbene il racconto si presti a più livelli per uno scivolone del genere. C'è la capacità di lasciare a bocca aperta con le piccole cose, con dei bellissimi titoli di testa, con quell'addio sotto il pontile, con quel racconto finale sul letto d'ospedale, prima ancora che con luci, colori, effetti speciali. E c'è la sorprendente sobrietà di quelle immagini che nel trailer sembravano stucchevoli e nel film sono invece stupefacenti e basta. C'è un film strepitoso, uno fra i migliori del 2012.

Vita di Pi si apre con il racconto di una giovinezza che già da solo potrebbe riempire un film, quindi mette in scena un naufragio mozzafiato, che terrorizza e spalanca gli occhi, e poi mostra un viaggio incredibile, supportato da degli effetti speciali pazzeschi (c'è pochissimo di vero, in quella tigre) e da un protagonista fantastico, che invecchia, s'abbronza, dimagrisce, soffre e rinasce assieme al suo personaggio. E in tutto questo, Ang Lee si concede anche il lusso di usare il 3D come forse nessuno prima, dando vita a uno spettacolo visivo fuori scala, una specie di colorato libro animato che prende vita e sorprende con immagini mai viste. Usa la macchina da presa in maniera strabiliante, tratteggiando quadri dalla profondità e dalla ricchezza evocativa incredibili, piazzando lo sguardo sott'acqua, in cielo, fra i pesci, e raccontando una visione della vita, e della morte, che davvero resta nel cuore.

Ne viene fuori un film che lascia a bocca aperta, per la potenza visiva, per la piacevolezza di un racconto semplice ma non scontato, per il finale che lascia di stucco e commuove per davvero.

A margine, devo dire che tornando a vedere un 3D tradizionale si nota davvero la superiorità de Lo hobbit visto a 48 FPS. Ecco che tornano le scie, i lievi sdoppiamenti alla periferia dell'immagine, una definizione generale meno convincente. Insomma, nonostante il movimento "strano", viva i 48 FPS.

7 commenti:

Bellissimo, sono d'accordo. Purtroppo questi film meno "blockbuster" si vanno a vedere poco, ma stavolta con gli amici ci siamo obbligati ad andare e, cazzo, meno male. Avevo visto poco prima lo hobbit in 3d (a 24) e il 3d ancora una volta mi sembrava inutile, qua tutta un'altra storia. Però questi film si vede che sono meno "USA"...non se avrebbero affrontato la multipla fede religiosa di Pi con la stessa innocenza

Ma quanto mi è piaciuto questo film?
Purtroppo non sono riuscita a vederlo in 3D, credo che per una volta questa tecnologia che tanto odio avrebbe reso un servizio decisamente migliore alle immagini di Vita di Pi. Peccato!
Adesso però voglio assolutamente recuperare il romanzo da cui è stato tratto (a cui, mi si dice, è molto fedele...).

Bello.veramente bello.
Ang Lee ha trattato con delicatezza ed attenzione una storia complessa e genuina come questa.

E pensare che il film è stato bistrattato da alcuni critici di oltreoceano.
Mah.

Comunque:l'autore del romanzo è un francese.Strano come "i cugini d'oltrealpe"dimostrino una sensibilità fuori dalla norma nella descrizione delle culture-mentalità di altri popoli.
Mi viene in mente un altro film (scritto?diretto?scritto e diretto?Non ricordo)francese:Himalaya,l'infanzia di un capo.
Mi incantò,per la semplice epopea di questi umili ma coriacei abitanti delle montagne.Consigliato!!

Un film che riconcilia con la vita, e non solo con quella di Pi. Soprattutto dopo che negli ultimi due anni hai fatto un safari in Kenya e un viaggio in India, maturando la convinzione che animali in via d'estinzione e umani in via di proliferazione facciano parte di due universi distinti, inconciliabili. Ed ecco la Vita di Pi e della "sua" tigre, che ti apre letteralmente gli occhi, rendendoteli iridescenti come quelli di un felino. E ti fa sognare una scialuppa comune. Fuori e dentro di te.
Insomma, l'è 'na figata 'sto film! :D

Ma che è, hai un riferimento personale di vita vissuta per ogni film di cui scrivo? :D
Dai, facciamo una prova: Cloud Atlas!

Ribaltiamo: ogni film che si vede diventa anche riferimento personale di chi scrive. In particolar modo in una sezione commenti, personali per definizione.
Ogni vita personalmente vissuta, nel proprio piccolo o sul grande schermo, ha un minimo comun denominatore: il proprio personalissimo modo di viverla, in diversi periodi della propria storia personale. Storia fatta di storie, vita fatta di vite: proprio come in Cloud Atlas.

Vabbe', hai vinto tu, stavolta ho barato. :D Aspetto Cloud Atlas su Sky, che "suona" anche bene. :)

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